Gli occhi hanno bisogno di lacrime per rimanere sani e in grado di visualizzare al meglio le immagini, ma se non ne producono abbastanza, allora potresti soffrire di occhio secco, patologia che determina proprio una scarsa quantità del cosiddetto film lacrimale.
Cosa si intende per occhio secco?
Per definizione l’occhio secco è una malattia che interessa la superficie oculare e che genera una sostanziale perdita del film lacrimale, i cui sintomi spesso indicano l’instabilità e l’infiammazione della superficie oculare.
Questa definizione implica un’analisi complessa e che richiede la valutazione di diversi aspetti del film lacrimale utilizzando varie modalità diagnostiche, tramite il test dell’occhio secco.
Detto ciò, va altresì aggiunto che le persone tendono a produrre meno lacrime man mano che invecchiano e spesso a causa dei cambiamenti ormonali. Anche se si tratta di una patologia che colpisce sia uomini che donne, è più comune nelle seconde, specialmente in quelle che hanno attraversato la menopausa.
Tra le altre cause troviamo l’artrite reumatoide, la sindrome di Sjögren e di malattie della tiroide. Anche trovarsi in ambienti pieni di fumo, in climi ventosi o molto secchi possono far nascere il problema così come passare molto tempo davanti a un computer, leggere e fare altre attività che riducono il battito delle palpebre.
A margine è doveroso aggiungere che anche l’uso delle lenti a contatto per molto tempo, l’assunzione di determinati farmaci come diuretici per la pressione alta o beta-bloccanti per problemi cardiaci o ipertensione sono stati segnalati come fattori tali da determinare l’occhio secco.
Come viene diagnosticato l’occhio secco?
L’oftalmologo, a fronte della sua esperienza e avvalendosi di specifiche strumentazioni riesce ad individuare le cause della perdita del film lacrimale che di solito viene valutata attraverso l’interpretazione di una serie di risultati di test diagnostici.
Nello specifico il suddetto professionista adotta un semplice test che serve per individuare il tempo di rottura della lacrima (BUT) utilizzando un colorante vitale, ossia la fluoresceina.
Alcune delle tecniche di imaging più recenti offrono tuttavia alcuni modi non invasivi per misurare le condizioni dell’occhio secco. Inoltre è importante sottolineare che se la superficie oculare presenta un conclamato stato infiammatorio, tale condizione può anche essere valutata utilizzando un dispositivo appositamente progettato per determinare se la metalloproteinasi-9 della matrice (MMP-9) ossia responsabile della degradazione delle proteine è positiva nel film lacrimale.
Le anomalie neurosensoriali possono infine essere dimostrate utilizzando immagini di microscopia. A margine va altresì aggiunto che ci sono anche metodi più tradizionali per diagnosticare l’occhio secco, come ad esempio quello noto come test di Schirmer.
Quest’ultimo nello specifico viene eseguito applicando una striscia molto sottile di carta assorbente nella zona inferiore dell’occhio e per la precisione in prossimità del bordo congiuntivale. Al soggetto interessato viene poi chiesto di chiudere gli occhi in modo che l’operatore possa determinarne l’idratazione in base al quantitativo di umidità accumulata sulla suddetta carta.
Una volta individuata l’effettiva presenza di occhio secco, l’esperto oculista provvederà ad un accurato esame della vista osservando le palpebre e la superficie dell’occhio e controllando anche come le prime tendono a sbattere.
L’oftalmologo infine potrebbe consigliare di usare lacrime artificiali, ossia dei colliri creati in laboratorio dalle case farmaceutiche che sono sintetiche ma del tutto simili a quelle naturali prodotte dagli esseri umani.
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