Sogno di ogni allenatore è sapere di poter contare su un giocatore che ha prestazioni sempre al massimo e costanti tutto l’anno, con la stessa precisione del metronomo (lo strumento che scandisce il tempo per i musicisti).

Invece se osserviamo anche i più bravi giocatori e compariamo le prestazioni nel corso dell’intero campionato, vediamo che non è così.
Qualche volta danno il massimo, altre volte sono chiaramente fuori forma.

Scopo di questa comunicazione è di:
1) Informarvi perché ci sono queste modifiche di prestazione durante la stagione;
2) Prevedere e misurare i cali di rendimento;
3) Conoscere gli strumenti per contrastare questo calo di cui è stato trattato al xxvii Congresso FIFA(Isokinetic-Camp Nou di Barcellona 2018 ).

Durante l’allenamento l’impegno psico fisico atletico innesca una reazione, soprattutto un aumento di alcuni ormoni (cortisolo) per rispondere ai fabbisogni atletici ed emotivi.

Da ciò ne consegue:
1) Un aumento della pressione e della frequenza cardiaca;
2) Broncodilatazione (aumenta il fabbisogno di aria);
3) Aumento dello zucchero nel sangue (glicemia);
4) Dilatazione della pupilla per migliorare le prestazioni visive, etc…

Ne consegue una considerazione per pura esposizione di chiarezza didattica.

Gli sport si potrebbero suddividere in:

1) Sport di resistenza (running, maratona, mezzofondo, etc);
2) Sport di potenza (es. velocità);
3) Sport di squadra dove l’atleta è sottoposto ad un carico fisico e mentale di notevole intensità, in cui le capacità fisiche (forza, resistenza, velocità) e le capacità mentali (reazione, concentrazione, attenzione, ecc.) devono essere sempre al top. Ad esempio in un concetto tattico di squadra o individuale, le componenti sopracitate sono sollecitate al massimo, sia in fase di costruzione e sviluppo di azione d’attacco, sia nella fase difensiva e di recupero palla. Questi sport dove la potenza è legata alla coordinazione e allo svolgimento del gioco vanno sotto il nome di multitasking. In questo caso abbiamo bisogno di essere in grado di sviluppare una notevole forza esplosiva (oltre alla forza resistente).

Risorse e capacità mentali richiederebbero una trattazione a parte che non rientra nello scopo del presente articolo.

La prima metodologia di controllo e misura dello stato di salute dell’atleta va sotto il nome di varianza della frequenza cardiaca (HRV). Facciamo l’esempio di un atleta che abbia sessanta battiti al minuto (per semplicità), la cosa che ci viene subito in mente è che sia uno al secondo con la precisione del metronomo. In realtà, in caso di mancato ristoro, i battiti sono tutti allo stesso intervallo di tempo (la varianza della frequenza si riduce) e ciò indica esagerata attivazione del sistema autonomico simpatico (stress). Più i battiti sono a frequenza variata tra loro (aumento della varianza) e più il sistema del relax è attivo (parasimpatico).

Gli strumenti per studiare la HRV sono due:
a) Fascia toracica legata in wireless a un device di controllo (funziona attraverso un elettrocardiogramma);
b) Pulsossimetro, una specie di “pinza” applicata all’ultima falange del dito (o all’orecchio) consente di misurare la saturazione dell’emoglobina e la frequenza cardiaca registrando (se dialoga con un computer) il tracciato/andamento della pulsazione (curva pletismografica) per alcuni minuti.

Leggendo i parametri rilevati si deve tenere conto che l’attività dei sistemi dello stress (simpatico) e del relax (parasimpatico) hanno variazione di valori con un andamento “circadiano” (che varia a seconda dei diversi momenti del giorno) per cui vanno confrontati dati rilevati nelle medesime condizioni e allo stesso orario.

Anche le misurazione della varianza della frequenza cardiaca (HRV) vanno confrontate se lontano o vicino alle sfide fisiche e psicologiche (se la gara è più o meno importante e se avviene nello stesso fuso orario).

Molto brevemente diciamo che i valori di questo esame registrano come i vari battiti si discostano dalla media (varianza) e in base a questi si riesce a capire se l’atleta è stressato o rilassato.

E’ un esame estremamente sensibile, di facile esecuzione ma poco specifico perché queste modifiche possono essere legate anche a patologie diverse. E per questo è fondamentale associarlo a parametri che misurano altri aspetti correlati a vari tipi di forza, alla motivazione, etc.

Uno di questi parametri da associare è la valutazione dell‘acido lattico che indica la forza resistente.

Se il ritmo è troppo elevato si produce troppo acido lattico che si accumula nel sangue con dolori crampiformi e riduzione delle prestazioni o abbandono della gara.

La soglia anerobica ci dice a quale intensità di esercizio inizia l’accumulo dell’acido lattico.

La velocità di soglia ci dice a quale frequenza cardiaca inizia ad accumularsi.

Durante la prestazione l’acido lattico viene normalmente prodotto ma a livelli bassi e viene utilizzato per produrre energia. E’ quando si arriva alle 5 millimoli di acido lattico nel sangue che si oltrepassa la soglia lattacida. Se il soggetto si sta allenando bene la soglia lattacida aumenta (fino ad un certo punto), se si sta allenando male si riduce.

Il calciatore in particolare, essendo un atleta altamente specializzato, sia sotto il profilo tecnico che atletico non deve avere solo la resistenza di reggere per (almeno) 90 minuti, ma anche la forza esplosiva. Questo tipo di forza si misura attraverso l’uso della pedana di Bosco, il soggetto da esaminare deve effettuare il salto piegando il ginocchio fino a 90° con le mani ai fianchi, indossando una cintura con accelerometri (squat jump). Questa metodica, secondo me più semplice, è stata affiancata da telecamere che misurano il salto attraverso appositi software (tracker).

Un altro esame di interesse per la misurazione dello stato di preparazione dell’atleta è la differenza della frequenza cardiaca quando si passa dalla posizione sdraiata a quella in piedi (ortostatica).

Atleta sdraiato per 15 minuti, si misura la frequenza poi si fa alzare in piedi e si rimisura, se la differenza di frequenza cardiaca supera i 15-20 battiti indica cattivo recupero e si deve ridurre il programma di allenamento psico atletico. Questo esercizio descritto va sotto il nome di Orthostatic heart rate test.

C’è ancora una misura importante per l’atleta…… quanto sarà disponibile a sacrificarsi, quanto impegno, cuore, ci metterà? Semplici test psicologici sono in grado di darci la risposta, è un aspetto importante perché la ricerca sta dimostrando che allenare aspetti motivazionali previene e cura il sovrallenamento.

Per concludere quando si è in vicinanza di una gara importante e l’atleta su cui si faceva grande affidamento non risponde alle aspettative, ponetevi questa domanda: “Fato o negligenza?”.

Oltre che misurare il sovrallenamento nel prossimo numero parleremo delle metodiche di rilassamento (per prevenirlo) presentate al congresso mondiale della FIFA al Camp Nou di Barcellona Isokinetic Medical Group 2018 e di un lavoro pubblicato su Journal of Biotechnology con la stessa finalità.

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L’autore: Prof. Giuseppe Righini

Allenatore Base UEFA B 2001

Docente di Scienze Motorie UCSC Milano CDL Corso per Istruttori di calcio AIAC

Laureato In Pedagogia

Laureato in Fisioterapia

 

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