La psicologia è la scienza che studia i processi mentali, nonché il comportamento e le relazioni interpersonali, con l’obiettivo di favorire l’ottimizzazione della qualità della vita individuale e sociale.

Lo stato di salute mentale può definirsi una delle colonne alla base del benessere di ogni persona. Secondo l’OMS (acronimo di Organizzazione Mondiale della Sanità) lo stato di buona salute non è inteso solo come assenza di malattie e infermità, ma bensì come totale benessere fisico, mentale e sociale.

La psicologia basa il suo sapere sui risultati della ricerca scientifica e sulle conoscenze antropologiche, e da queste trae le informazioni necessarie per scandagliare la complessità dell’essere umano.

I contesti della vita quotidiana dove il sapere psicologico può intervenire per implementare il benessere dell’individuo, si possono riassumere nei seguenti gruppi:

  • Passaggi nel ciclo di vita che possono presentare criticità, come l’età infantile, puberale e terza età; vita di coppia e sessualità.
  • Prevenzione e benessere: ciò che riguarda la sfera della salute, delle abitudini di consumo, dell’abuso di sostanze, e dell’affrancamento da condizioni di vita soggiogate dalla violenza e mancanza di sicurezza.
  • Educazione e sviluppo: disturbi dell’apprendimento, dinamiche familiari disfunzionali, percorsi formativi etc.
  • Disturbi cognitivi, causati sia da cerebro-lesioni acquisite (trauma cranici, ictus, emorragie cerebrali, etc.) che neurologiche degenerative (morbo di Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla, etc.);
  • Area giuridica e forense: consulenze tecnico-giudiziarie, criminal profiling, tutela minori, etc;
  • Area sportiva: coaching, gestione manageriale, educazione gruppi, motivazione, etc;
  • Ambito lavorativo: selezione del personale, testing e valutazione, formazione, sicurezza sul lavoro, mobbing, burnout, etc;
  • Area Comunicazione e Marketing: ricerche qualitative e quantitative, psicologia del consumatore, implementazione del brand e processi di innovazione di servizi e prodotti, etc.

Come si diventa psicologi? La professione dello psicologo è riconosciuta e sancita nel nostro Paese dalla legge n. 56 del 1989.

È fondata sulle attività di prevenzione, diagnosi, abilitazione, riabilitazione e sostegno in campo psicologico, con l’ausilio di strumenti di conoscenza e di diagnosi provenienti da lavoro di ricerca, sperimentazione e didattica.

L’opera dello psicologo si sostanzia nell’obiettivo di portare verso un continuum di miglioramento lo stato psicologico dell’individuo e della società in cui interagisce.

La qualifica ha acquisito lo status di professione sanitaria con il Ddl Lorenzin, entrato in vigore con la legge n. 3 del 2018.

Per diventare psicologo occorre:

  • Conseguire la laurea magistrale in Psicologia nella classe LM 51;
  • Svolgere un anno di tirocinio presso struttura convenzionata;
  • Sostenere un esame di stato per essere abilitati all’esercizio della professione;
  • Iscrizione all’ Albo degli psicologi.

Una volta conseguita la laurea in Psicologia, e l’scrizione all’Albo, è possibile intraprendere la specializzazione in psicoterapia, iscrivendosi al Corso di Specializzazione Quadriennale in Psicoterapia Comparata.

L’approccio comparato ha avuto origine dal lavoro di un gruppo di psicologi fiorentini grazie ai quali, e con la guida di Patrizia Adami Rook, si giunse nel 1989 alla fondazione della Scuola di Psicoterapia Comparata.

In pratica, lo psicoterapeuta, attraverso l’utilizzo di specifiche tecniche, si pone l’obiettivo di ripristinare la condizione di benessere psichico in ambito individuale, familiare e sociale.

Per descrivere brevemente il lavoro dello psicoterapeuta, lo si può suddividere in due fasi fondamentali.

Nella prima fase egli, attraverso una serie di colloqui e test psico-attitudinali e della personalità, formula una diagnosi.

In base alla diagnosi a cui perviene, stila un piano terapeutico in cui programma il numero e la frequenza delle sedute, nonché gli approcci terapeutici da mettere in atto.

I disturbi che lo psicoterapeuta si ritrova più spesso a dover trattare, si sostanziano in:

  • Stati ansiosi, depressione, fobie, problemi relazionali e di coppia;
  • Dipendenza da sostanze come farmaci, alcool, stupefacenti;
  • Disturbi alimentari: anoressia e bulimia;
  • Traumi a seguito di violenze, abusi, lutti;
  • Disturbi dell’apprendimento, deficit dell’attenzione, iperattività, etc.

La professione dello psicologo, a tutt’oggi, non è ancora del tutto scevra da pregiudizi, i quali denotano uno stato di scarsa cultura in merito da parte di chi li nutre.
Ecco di seguito la descrizione di alcuni.

Il pregiudizio più comune è quello che suole additare come debole di mente la persona che si rivolge allo psicologo.

Chi coltiva tali convinzioni evidentemente non conosce affatto la natura della professione, la quale è fondata sull’obiettivo di migliorare lo stato interiore del paziente e condurlo verso una più approfondita conoscenza di se stesso.

Altri pregiudizi provengono da chi ritiene che nessun professionista al mondo possa comprendere il suo personale dolore e che non sia possibile giungere alla soluzione di problemi con il solo dialogo.

Tali concetti rappresentano gravi errori di valutazione poiché lo psicologo, con la sua esperienza maturata nel tempo, la sua formazione ed empatia, può aiutare un paziente a individuare e definire il suo malessere meglio di quanto lui stesso riesca a fare.

Inoltre, ha le competenze e gli studi più adeguati per affrontare le più disparate situazioni, anche se non le ha mai vissute sulla sua pelle.

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