L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che progressivamente fa perdere alcune capacità e abilità come il parlare. Vediamo quali sono i principali sintomi, le cause e le terapie previste.
Che cos’è l’Alzheimer
Tra le patologie che possono colpire soprattutto soggetti al di sopra dei 65 anni c’è il morbo di Alzheimer. Una patologia di tipo neurodegenerativa a decorso cronico e progressivo e questo significa che con il passare del tempo la situazione peggiora e il paziente deve fare i conti con numerose difficoltà nelle più semplici attività quotidiane.
L’Alzheimer è peraltro a sua volta la più comune causa della demenza senile nei Paesi occidentali e in generale in quelli più sviluppati. Dal punto di vista statistico è stato stimato che circa il 5% della popolazione over 65 ne è affetto e la percentuale aumenta di ben quattro volte quando si supera la soglia degli 85 anni.
Questo però non significa che non possa presentarsi anche in altri momenti della vita perché ci sono tanti casi in cui l’Alzheimer compare intorno ai 50 anni. La prima volta questa malattia è stata individuata dal famoso neurologo tedesco Alois Alzheimer nei primi anni del Novecento. Ne osservò le caratteristiche e le descrisse in maniera dettagliata evidenziando che si trattava di un processo degenerativo progressivo.
Il tutto avviene perché questo processo distrugge le cellule del cervello comportando in maniera irreversibile un deterioramento delle funzioni cognitive come ad esempio la capacità di ragionare, ricordare e parlare. La degenerazione va avanti fino a che il paziente non è più in grado di eseguire le più semplici operazioni della quotidianità come mangiare.
Le cause dell’Alzheimer
L’Alzheimer è stata oggetto di tantissime ricerche scientifiche per scoprirne le cause che hanno permesso di individuare la principale responsabilità all’alterazione del metabolismo di una proteina. Si tratta per la precisione della proteina precursore della beta amiloide.
Non si conoscono le ragioni per cui a un certo punto questa proteina inizia a essere metabolizzata comportando la formazione di una sostanza neurotossica. Questa sostanza lentamente si accumula nel cervello portandolo inesorabilmente verso la morte neuronale.
Gli studi sono stati incentrati sul perché di questo processo ma al momento non è stato possibile ottenere dei risultati. Inoltre è importante rimarcare che una piccolissima percentuale dei casi di Alzheimer quantificate intorno al 5% prevede come causa la presenza di un gene alterato. Questo comporta una forma familiare di Alzheimer che tra le altre cose presenta un’insorgenza ancora più precoce che si palesa intorno ai 40 anni di vita. C’è da dire anche che nel restante 95% dei casi non c’è familiarità per cui l’Alzheimer si palesa in maniera inaspettata e sporadica.
I sintomi
L’Alzheimer può comportare diversi sintomi che devono far scattare un campanello d’allarme. C’è da sottolineare che questi possono variare da soggetto a soggetto, ma ce ne sono alcuni che si riscontrano sempre. Nella stragrande maggioranza dei casi il sintomo più precoce che dovrebbe mettere in allerta è la perdita di memoria. Inizialmente ci sono delle dimenticanze ritenute abbastanza normali ma con il passare del tempo la situazione si aggrava sempre di più.
Contestualmente si palesaPer quanto riguarda i trattamenti è possibile prendere in considerazione dei farmacino altre tipologie di sintomi come i disturbi del linguaggio intesi non solo come incapacità di pronunciare correttamente le parole, ma anche dal punto di vista dell’impoverimento del linguaggio stesso. Il soggetto è sempre alla presa con un disorientamento dal punto di vista temporale e spaziale e ha delle difficoltà nell’effettuare determinate azioni quotidiane che ne fanno perdere anche l’autonomia.
La gamma di sintomi si arricchisce con altre situazioni abbastanza comuni come i disturbi del sonno e quelli comportamentali tra cui deliri, allucinazioni e la depressione.
Diagnosi, prevenzione e trattamenti
I sintomi riportati nel precedente paragrafo devono far scattare un campanello d’allarme e scegliere di sottoporsi a dei test cerebrali molto specifici e approfonditi che hanno come obiettivo quello di rilevare l’eventuale accumulo della proteina neurotossica. Ci sono diversi test che possono essere effettuati per individuare questo problema e in particolare si può procedere con la risonanza magnetica ad alta definizione oppure alla pet tomografia a emissione di positroni con fluoro desossiglucosio e con traccianti per l’amiloide.
Un altro test che può essere effettuato è quello che avviene per mezzo di puntura lombare che permette di misurare l’eventuale presenza di un debito cerebrospinale della beta-amiloide. Nonostante i tanti studi effettuati, ancora non è possibile proporre una vera e propria prevenzione per l’Alzheimer anche se ci sono delle evidenze scientifiche che parlano di una sorta di correlazione tra il rischio di malattie cardiache e l’Alzheimer stesso.
Altre condizioni che dovrebbero essere evitate sono il sovrappeso e il diabete. C’è anche da dire che uno stile di vita equilibrato, una dieta adeguata per le proprie caratteristiche fisiche, fare sport e avere un’appropriata stimolazione cognitiva rappresentano un’importante strategia per mantenere alto il benessere cerebrale e cognitivo.
Per quanto riguarda i trattamenti è possibile prendere in considerazione dei farmaci che permettono di inibire la formazione della proteina neurotossica e di migliorare i sintomi della malattia rallentandola seppur temporaneamente. I trattamenti prevedono anche l’uso di farmaci che permettono di migliorare alcune problematiche connesse come la depressione, i disturbi comportamentali e quelli del sonno.