L’endometriosi è una patologia ginecologica cronica ed invalidante che può condizionare in modo negativo la qualità della vita di una donna. Ad oggi in Italia questa malattia colpisce tre milioni di donne in età fertile. Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta.
Che cos’è l’endometriosi?
Quando si parla di endometriosi si fa riferimento a una condizione patologica che colpisce le donne che hanno un’età compresa tra i 18 e 50 anni.
Questa, infatti, non si palesa durante la fase prepuberale e successivamente dopo alla menopausa; quindi, si tratta di una problematica che interessa le donne durante l’età fertile.
Questo termine indica la presenza di mucosa endometriale (tessuto che normalmente si trova solo all’interno della cavità uterina) al di fuori dell’utero (in sede extrauterina), per esempio sulle ovaie o su altre strutture pelviche e addominali. La presenza del muco rappresenta uno dei sintomi che contraddistinguono questa patologia.
Quali sono le cause e i sintomi?
I sintomi che caratterizzano questa patologia, spesso, sono asintomatici.
Se sintomatica, generalmente, si presenta inizialmente provocando una sensazione di malessere lieve che varia a seconda dello stadio della patologia.
Il dolore pelvico in fase peri mestruale, mestruazioni dolorose (dismenorrea) e dolori durante i rapporti, sono alcuni campanelli d’allarme e sintomi principali dell’endometriosi.
Inoltre, è possibile notare come la donna possa percepire una sensazione di bruciore durante il ciclo mestruale o quando espelle le urine: stesso discorso nel momento in cui devono essere espulse le feci e in alcune occasioni la donna tende a soffrire anche di stitichezza quando si ritrova a dover fare i conti con questa patologia.
Ad aggiungersi ai sintomi vi è una perdita ematica che avviene lontano dal periodo mestruale: inoltre queste hanno un odore intenso che potrebbe causare una condizione di imbarazzo nella donna.
Pertanto, questi sintomi possono variare a seconda dello stadio di avanzamento della patologia e a seconda della donna che viene colpita dalla medesima.
Quali sono gli stadi dell’endometriosi
Questa patologia si contraddistingue in quattro stadi differenti, classificati dall’American Society for Reproductive Medicine (ASRM), l’organizzazione dedicata al progresso della scienza e della pratica della medicina riproduttiva. Ognuno di questi stadi è caratterizzato da diversi segnali evidenti.
Il primo di questi livelli è quello minimo e in tale circostanza è possibile notare la presenza di tessuto endometrico presente nella parte esterna dell’utero: si tratta quindi di una piccola quantità di mucosa che non provoca particolari irritazioni e che, generalmente, tende a scomparire dopo qualche giorno.
Nel secondo stadio si è in presenza di un’endometriosi lieve ed è possibile notare qualche piccola lesione che potrebbe essere presente nella parte esterna dei genitali della donna: in questo caso qualche leggera sensazione di prurito nelle parti intime potrebbe essere associato a tale condizione.
Nel terzo stadio, quello moderato, compaiono anche le cisti ovariche, che possono essere bilaterali: inoltre, quando si raggiunge questa condizione, è possibile notare anche la presenza di cicatrici e ferite maggiormente profonde nell’interno degli organi genitali femminili.
In questa circostanza la sensazione di fastidio potrebbe essere maggiormente presente e dovuta appunto dalla presenza maggiore del tessuto endometrico.
Nella quarta fase, quella più grave, le cisti tendono a essere maggiormente numerose e presenti nelle ovaie, mentre l’organo riproduttivo femminile potrebbe riportare diverse lesioni più o meno gravi.
In questo caso la donna potrebbe sentire bruciore, fastidi e sensazione di malessere generale.
Esistono dei trattamenti per curare l’endometriosi?
L’endometriosi è una patologia che viene trattata a seconda dello stadio che si palesa nel corpo della donna.
Nelle prime due fasi, ovvero minima e lieve, la donna deve effettuare dei controlli periodici per monitorare lo stato di avanzamento della patologia e generalmente viene consigliato un comportamento di attesa, per valutare se la problematica scompare del tutto in modo naturale oppure se questa si aggrava.
Se la donna dovesse essere nella terza fase o comunque sentire dolori e malessere generale, allora lo studio medico interviene somministrando inizialmente una terapia farmacologica che ha il compito di ristabilire la condizione di salute ottimale della donna.
Grazie agli antinfiammatori è quindi possibile far fronte a tale patologia: qualora fossero presenti delle cisti e anche la terapia farmacologica non dovesse offrire dei risultati ottimali, quindi non vengono riscontrati dei miglioramenti, il medico potrebbe prescrivere un intervento chirurgico che ha il compito di rimuovere le diverse cisti presenti nell’organo genitale femminile e porre rimedio alle eventuali lesioni riscontrate.
In entrambi i casi il successo è molto elevato, quindi la donna non avrà delle conseguenze negative una volta che le cisti vengono rimosse e il suo organo sessuale sottoposto a ripetuti controlli per evitare che le lesioni possano essere ulteriormente presenti.
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